Scenari alla luce dei nuovi costi di produzione

Il consuntivo economico dell’annata agraria 2022, relativo alle principali produzioni si contraddistingue per i risultati preoccupanti che si sono registrati sul versante dei costi.

Rispetto all’annata agraria 2020 l’incremento del costo per ettaro si è attestato attorno al 10-12% per la soia, al 40-60% per i cereali, al 50-60% per la produzione dell’uva nelle zone di pianura a superare il 70% per i vigneti di collina non meccanizzabili rientranti in quella che viene definita viticoltura eroica. L’aumento dei costi incide con maggiore severità nel caso delle aziende condotte in economia con salariati, che devono sostenere il costo pieno della manodopera, mentre meno dirompente in quelle a conduzione dirette dell’imprenditore-coltivatore dove la remunerazione del lavoro rientra nel reddito d’impresa. Complice un andamento climatico caratterizzato da prolungati periodi di siccità, il costo unitario è risultato ampiamente superiore ai valori riscontrati negli anni precedenti.

Sul fronte dei ricavi, gli incrementi nei valori unitari riscontrati alla vendita, non sono stati tuttavia sufficienti a coprire i maggiori costi con conseguente forte contrazione dei margini. Particolarmente critica risulta la situazione reddituale delle imprese condotte in economia che difficilmente potranno essere sostenibili nel medio-lungo periodo.

Leggermente migliore è il quadro reddituale delle aziende diretto-coltivatrici che possono assorbire la riduzione dei margini mediante una maggiore valorizzazione del lavoro. Anche questa soluzione risulta tuttavia temporanea. Guardando al futuro si possono aprire due scenari. Il primo ottimista che prevede che le cause che hanno determinato l’instabilità dei prezzi si dissolvano e si possa quindi rientrare quindi nell’alveo della normalità del mercato. In questo caso, il fattore rilevante, imprevedibile che potrebbe incidere sull’andamento economico delle produzioni risulterebbe confinato alla sfera dei cambiamenti climatici.

L’altro scenario, più realistico, prevede invece che permanga nel breve e lungo termine la situazione di elevata turbolenza e instabilità dei mercati unitamente all’incertezze delle componenti climatiche. Senza un’adeguata strategia nazionale che consenta di rendere sostenibili sul piano economico le produzioni, potrebbe essere compromessa la tenuta delle catene alimentari che così faticosamente si sono costruite nel corso degli ultimi anni e che si vorrebbero rafforzare nell’interesse dei consumatori e più in generale della collettività, come previsto del nuovo corso della Politica Agricola comune.

Il rischio concreto è di dover assistere alla sostituzione del prodotto nazionale con prodotti di importazione o con surrogati che snaturerebbero le peculiarità del nostro cibo.

Questo in parte si sta già verificando per i prodotti lattiero caseari, delle carni e dell’ortofrutta.

Anche il comparto vitivinicolo che ha potuto godere negli ultimi anni di una favorevole congiuntura, grazie agli ottimi risultati ottenuti dai nostri produttori nei mercati esteri, si troverà in difficoltà nell’assorbire l’aumento dei costi perdendo quote di mercato così faticosamente conquistate.

In questo scenario così complesso cosa può fare la singola impresa?
Certamente porre più attenzione alla gestione del rischio ricorrendo anche a nuovi strumenti di assicurazione come i fondi mutualistici; dare una maggiore attenzione alla gestione tecnica dei processi produttivi accrescendo la preparazione professionale degli addetti, sfruttando le potenzialità ancora inespresse dell’ICT e più in ge- nerale dell’agricoltura di precisione; utilizzare in modo più intenso i nuovi strumenti dell’assistenza tecnica, come AKIS previsti dal programma di sviluppo rurale.

Scarica la brochure .pdf
Vasco Boatto

prof. Vasco Boatto

Dip. Territorio e Sistemi Agro-Forestali Università di Padova